Sull'Ansia Sociale

Mi chiamo Margherita, ho vent'anni, quando lo dico mi trema la voce.
Mi chiamo Margherita e magari un giorno mi piacerà camminare tra la gente, con il mento all'insù, le labbra lunghe, i piedi incrociati sull'asfalto.
Oggi chiudo le tende. Sono al sicuro in penombra, in questa gabbia di dubbi che mi soffoca.
Non riesco a uscire.
Stringo le ginocchia ancora una volta, stringo così forte che mi faccio del male. Qui nella mia stanza, un letto immenso, la porta serrata, pesante, severa.
Mondo, hai mille occhi e lo vedi quanto sia inadatta, tu sai della mia presenza ingombrante, lo sai e non mi accetti. I miei libri cadono, inciampo nei miei passi, gli occhiali si appannano, peso le parole, cerco quelle più giuste mentre tu mi anticipi, corri, vinci sempre e mi lasci indietro. Perchè mi tieni il sole lontano?
Sai Chiara, lo ricordo bene l'odore dell'erba, le voci del parco, l'ombra della pineta, le nostre risate sguaiate all'uscita della scuola. Ora mi dici che no, non mi capisci, che è tutto nella mia testa e penso che forse domani non mi telefonerai.
Mi chiamo Margerita e sono sola perchè gli altri mi fanno paura.
Gli altri, che non possono salvarmi.
E io, che non so salvarmi da sola.
Scritto da Silvia Rossi; Immagine di Charlotte Salomon, Niña Weijers (1942)