Sull'Anoressia
16.03.2017

Freddo.
È una parola che disegna il profilo della mia esistenza.
Le mie mani sono fredde; l'acqua della piscina che inghiotte i miei chili di troppo è fredda. Quello trasmessomi da mia madre è un amore freddo.
Nascondo tutto questo freddo in maglioni larghi, mi perdo, mi dimentico chi sono.
Ogni sera annoto il mio diario:
44,5.
È ancora troppo.
"Serena, come stai? Come vanno le cose a casa?"
Cazzo. Perché la mia insegnante di greco non fa solo l'insegnante di greco? Chiedimi i verbi irregolari, non ne sbaglio uno. Mettimi alla prova. Mi cede il foglio: un altro 10 sulla versione.
È ancora poco.
Cammino a testa bassa, sfoglio riviste che mi vomitano addosso quei corpi perfetti, lego i capelli per far risaltare gli zigomi, ciao Ma', ciao Pa, tutto okay, ho male allo stomaco, non ceno, vado a dormire, ciao Ma', ciao Pa'.
La mia stanza è fredda.
La mia bilancia è fredda.
42,1.
Conta solo lo spazio tra le cosce.
Voglio essere forte.
Voglio essere bella.
Voglio essere magra.
Marco non mi guarda, preferisce Luisa perché ha le gambe lunghe. Mi scrivono entrambi messaggi; mi chiedono se gli faccio copiare il tema, domani. Faccio quello che posso.
È ancora poco.
Davanti allo specchio, mi giro di lato, guardo le gambe, il grasso, la pancia, il grasso, il mento, il grasso.
È ancora troppo.
Il mio respiro è freddo.
Il mio stomaco è freddo.
Il pavimento del bagno su cui mi inginocchio è freddo.
Ma voglio essere forte.
Voglio essere bella.
Voglio essere magra.
38,9.
È ancora troppo.
Scritto da Silvia Rossi; Immagine di D. Buccella "Cuore di Tenebra sotto il Duomo"