Sull'Amore Patologico

Adesso mi dimostri come sei stata crudele, crudele e falsa. Perché mi hai disprezzato? Perché hai tradito il tuo stesso cuore, Catherine? Io non ho una parola di conforto per te: tu hai quello che ti meriti. Ti sei uccisa da te stessa. Sì, tu puoi baciarmi, e piangere, puoi strapparmi lacrime e baci: essi ti arderanno, ti danneranno.Tu mi amavi: che diritto avevi, allora, di lasciarmi? Che diritto, rispondimi, di sacrificarmi al tuo miserabile capriccio per Linton? Mentre né la miseria, né la degradazione, né la morte, nulla di tutto quel che Dio e Satana potevano infliggerci, ci avrebbe separato, tu, di tua piena volontà hai fatto ciò. Non io ti ho spezzato il cuore, ma tu stessa: e il mio col tuo. Tanto peggio per me se sono forte. Ho forse bisogno di vivere? Che razza di vita sarà la mia quando tu... oh, Dio! Vorresti tu forse vivere con l'anima tua nella tomba?- E. Bronte, Wuthering Heights
La tempesta è passata, lontana, silente.
Indosso
la gonna a pieghe che ti piaceva tanto. L'ho tirata fuori col cambio di
stagione: è così inopportuna questa Primavera.
Mia
sorella ha le mani belle, me le posa sul viso con tenerezza quando mi chiede se
piango ancora.
La
tavola agghindata, gli sbuffi delle camicette a fiori, il sole già così
prepotente nonostante quella di marzo sia una fisionomia timida.
Sono
a questa festa e mi sembra che tutto stoni.
E
noi? Dove siamo?
C'è
stato del buono, è vero. Ti scivolavo addosso, sorridente, impacciata, con le
lentiggini accese. Ieri suonavi, scendevo felice le scale, aprivo la porta, le
braccia al collo.
Ieri.
E ora dimmi, la senti la tempesta?
Mormora,
non combatto, la inseguo.
Mi
allontano dalle voci in giardino, coloro di verde scuro il paesaggio, chiudo
gli occhi, respiro, la terra sulle scarpe.
La
corteccia del salice su cui mi poggio è ruvida, mi graffia la pelle.
E'
che mi appari in ogni dovunque, è che
non mi ci abituo a questa assenza imposta, livida. E' che ti ho amato e tu mi
hai odiato e io ti ho odiato e tu mi hai amato e l'odio e l'amore si sono
mescolati. Un cancro che mi avvelena il sangue.
Irrompi,
succedi, insisti, lo fai senza chiedermi il permesso.
C'è
stato del buono, è vero.
Ma
oggi li vedi anche tu gli sguardi feroci? Le vedi le cene fredde, le porte
chiuse, i resti delle tazze sul pavimento, i denti che stridono, i telefoni spenti.
Le vedi le labbra che tremano, le mani alla gola, notti bianche, i baci annegati.
E ora dimmi, la senti
la tempesta?
Scritto da Silvia Rossi; Immagine di S. Dalì, La verità (1944)