Sull'Alcolismo

Quando fa quegli occhi, quando si ferma in quel modo... noi diciamo che è entrato nel tunnel. Io e mamma... da sempre accese d'ansia. "E' entrato nel tunnel?" mi fa lei, col respiro affannoso. "E' entrato nel tunnel", dico io, con quest'aria definitiva.
E lui è lì con le mani che scattano, certe volte manco si regge in piedi.
Ogni sera, ogni dannata sera, lo guardo, lo spingo verso il letto, è lì che piange o urla, che insieme vorrebbe sbattere i pugni e nemmeno ce la fa, ogni sera lo guardo semimorto e penso "Basta, che si rovini. Ho passato la vita a fingere di salvarlo".
Poi la mattina mi sveglio, si sveglia. La puzza di vino sembra vecchia di secoli. Lo spingo sotto la doccia, cerco di farlo come una sorella, ma sono una specie di guardiana. Lo spingo sotto la doccia e apro un getto potente da lavar via tutto. Me, lui. Poi fa uno sguardo, sembra avere dieci anni e lo perdono, gli passo pure l'asciugamano. Allora dice scusa, dice provo, butta tutte le bottiglie. Poi le ricompra. E ci mette in mezzo, al mercato, un pomodoro, due pesche, un tramezzino: cerca di farla sembrare una spesa vera. Ma non c'è niente di vero.
"E' entrato nel tunnel?" dice mamma, che aveva le lacrime agli occhi già quando avevamo tre anni e magari ci sbucciavamo un ginocchio e per lei era una tragedia. "E' entrato nel tunnel", faccio io, che una vita mia non l'ho vissuta mai; ho respirato solo le angosce vostre, le tue mamma, e quelle sue.
E allora maledico tutti, ancora una volta. E lei lacrime e lui sguardi e io scapperei ma poi sto sempre lì. E apro la doccia e prendo l'asciugamano. Il tunnel... Mio o tuo, non lo so più. Tu dici che smetti, che smetterai. Io quando smetto?
Scritto da Walter Farnetti; immagine di Paul Klee, Ragazza con brocche (1910)