Sulla Psicosi

12.05.2017

Il merlo ha perso il becco, come farà a beccar?

Mi chiamo Antonio, mi arrabbio spesso e pur essendo mancino, scrivo con la mano destra. Avevo 18 anni quando uno psichiatra accostò al mio nome quello di schizofrenia, con lo sconforto di mia madre e mio padre. Da allora sono "Antonio lo Psicotico".
Da mesi, rifiutavo di mangiare quello che trovavo nel piatto. Temevo potesse uccidermi.

Il merlo ha perso i denti, come farà a mangiar?

Mia madre ha gli occhi di lago, quando mi guarda ci affogo dentro. Le ho detto che non dormirò mai più, non avrei la forza di riaprire i miei. Lo dicono le voci, mamma, che non mi sveglierò più. Allora di notte canto le canzoni dei piccoli, quelle di piazza, quando si giocava al salto con la corda o alla campana. Ma più che un canto è una litania urlata, la preghiera di rimanere sveglio e spegnere le voci.

Il merlo ha perso la lingua, come farà a cantar?

Ma restare sveglio non serve a fuggire gli incubi.
Ho preferito i tremiti alle abitudini, i fantasmi alla speranza, i paradossi alla verità.
Grido, scappo dai miei orrori, ma loro hanno gambe più lunghe e mi ritrovano sempre. Non voglio guardare, se potessi mi caverei gli occhi.

Il merlo ha perso gli occhi, come farà a veder?

Mio padre è stanco, è invecchiato all'improvviso e vorrei dirgli che mi dispiace. Il viso bianco e teso ricorda i letti rifatti della domenica mattina, quando le finestre sono spalancate e lasciano entrare la luce. Una luce che sa di stantio, di quelle che non illuminano niente davvero. Scuotendo la testa, batte il pugno sul tavolo, grida basta, mio Dio, Dio santo. Io con le mani sulle orecchie, non lo lascio entrare. E gli insulti, gli spergiuri scivolano via, come la pioggia di maggio dagli ombrelli.

Il merlo ha perso le orecchie, come farà a sentir?

Odio me stesso, mi considero spregevole. Vado avanti a Clorpromazina, il dottore dice starai meglio, ma il mio corpo si ribella, il viso fa le smorfie, le braccia si agitano a caso, impreco e scalcio come un somaro. Mi alzo e mi rimettono seduto, mi avvicinano un'altra pasticca alle labbra, un bicchiere d'acqua tra le mani, dicono manda giù, Antonio e io mando giù, faccio come vogliono. Un giochino che mi fotte il cervello.

Il merlo ha perso le ali, come farà a volar?

Ci sono delle volte ... ecco, rare volte in cui prendo coscienza di tutto questo. Conosco la diagnosi, i sintomi, gli effetti collaterali dei neurolettici. Senza la malattia, forse, sarei stato un ragazzo studioso, diligente, uno con la cravatta sulla camicia. Sarei diventato un medico. Avrei detto a Olivia che ha un sorriso che incanta e forse un giorno d'estate mi avrebbe sposato. Avremmo avuto dei figli dai lineamenti felici, a cui augurare di conquistare il mondo. Sulle spalle, le mani di mio padre orgoglioso di suo figlio. Negli occhi, quelli di mia madre che dicono solo cose belle. Avrei indossato le mie ali e spiccato il volo senza più guardarmi indietro. Oggi il mio cielo lo guardo da solo. Lo  vedo scomparire lentamente, dietro le finestre opache della mia stanza.

Povero merlo mio, come farà a volar?
Come farà a volar?

Scritto da  Silvia Rossi; Immagine di Zdzislaw Beksinski
Canzone "Il merlo" 
https://www.youtube.com/watch?v=_UONG08CtBw

Dottoressa Silvia Rossi
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