Sulla Depressione

14.03.2017

Solo il letto mi piace; ma non mi piace: non riesco a alzarmi.
Mi danno da mangiare, non lo voglio; non voglio i libri, non voglio la luce che entra all'improvviso dalle finestre e mi acceca.
Avevo un vestito che tenevo da parte per quando fossi dimagrita; viola, di velluto, stretto sui fianchi. Avevo un libro di ricette in cui cercavo torte per le feste.
Penso che se morissi ...
Non è vero che non voglio, smettete di dirmelo.
Voi dormite per riposarvi, non perché non esiste altro al mondo.
Se mi metto a attraversare la strada, magari, troppo di fretta, senza guardare... alla fine...
Sono sempre stanca, respiro come respira chi sta per morire.
Dopo un passo, devo buttarmi: sul divano, sdraiata sul tavolo, sul letto, ancora.
E' che torno sempre qui.
Chiudo gli occhi e non dormo, apro gli occhi, dormo troppo: e tutto è uguale, se dormo o non dormo.
Luca dice: alzati. Non voglio. Dice: Proviamo, dice amore, io non sento. Non sento niente. Mi lascerà.
Ci sono ancora dei giorni in cui mi vesto e mi pettino e con una fatica immensa arrivo addirittura a scegliermi una collana e gli orecchini e un bracciale; esco per strada. La gente mi saluta e rispondo, compro le mele e pago, abbasso e alzo i finestrini della macchina, recito a memoria quello che si fa nel mondo.
Eppure... Se perdo le chiavi comincio a gridare, sommessamente ma con ferocia e dico com'è possibile, perché, non ci credo, tutte io. Le cerco mentre quasi piango, poi non m'importa; le ritrovo. Allora mi trascino. Penso a Luca, ci sarà ancora quando apro la porta? Ogni volta per me è l'ultima. Respiro, non respiro, vado a letto. Ho le persiane sempre chiuse per non mostrare chi sono. E penso poco, confusamente.
Ma penso che se morissi...
Scritto da Walter Farnetti

Dottoressa Silvia Rossi
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