Imparare a rincorrere i dinosauri

La gioia di scoprire di avere un fratello, di non essere più
in minoranza in una famiglia composta da sole donne, le fantasie sulle future
scorribande in bici e le scalate sugli alberi. Un fratello immaginato come un
ghepardo, forte e agile, la figura misteriosa e possente di un supereroe che si
staglia nella mente.
La curiosità che comincia a incrinarsi, a trasformarsi in
sottile delusione davanti alla comparsa di due parole fino ad allora mai
sentite, due parole provenienti da lingue diverse: sindrome e Down.
E' questa
l'esperienza di Giacomo Mazzariol, giovane autore e protagonista di "Mio
fratello rincorre i dinosauri". All'età di cinque anni riceve la notizia della futura nascita del suo terzo fratello, il primo maschio. Giacomo non sta
nella pelle al pensiero di fare per la prima volta da fratello maggiore a
qualcuno e iniziano per lui mesi di fantasticherie e tribolazioni, alimentate dalla
notizia che il suo fratellino sarà speciale. Specialità che viene interpretata
dal piccolo protagonista come una gamma di superpoteri inimmaginabili, ma che con la nascita e la
crescita del fratello Giovanni si rivela nella sua reale forma di disabilità.
Si comincia quindi ad insinuare in Giacomo il germe della delusione di non
poter compiere tutte le acrobazie e le avventure progettate durante la
gravidanza della madre, di non poter condividere appieno il proprio mondo con
il tanto sospirato fratello minore di cui aveva persino scelto il nome. Con il
passare degli anni, nonostante la serenità del resto della famiglia riguardo la
condizione di Giovanni , la delusione di Giacomo, ormai alla soglia
dell'adolescenza, si condensa in una vera e propria rabbia nei confronti del
fratello e inizia per lui una lenta ma progressiva chiusura nei confronti del
"mondo" di Giovanni, giudicato come una pecca troppo invalidante nell'età in
cui la desiderabilità sociale e l'aderenza al gruppo dei pari occupa la maggior
parte delle preoccupazioni. Giacomo tenta di in tutti i modi di nascondere
Giovanni al suo mondo, ma quando la verità viene inevitabilmente a galla, la
reazione di totale indifferenza e di spensierata accoglienza da parte dei suoi
amici nei confronti del fratello, la capacità delle sorelle di proteggere
Giovanni e di rispettare la sua essenza, fanno letteralmente crollare le sue
barriere.
"Chi è che aveva sceneggiato la relazione tra me e Giovanni, e tra me, lui e il mondo, chi? Nessuno. Eravamo noi gli scrittori. Mia poi era la responsabilità di decidere come sarebbe finita la nostra storia. Nessuno instillava la paura del giudizio nel mio cuore, ero io a nutrirla. Sorrisi. Sorrisi a Giovanni e alla sua vita obliqua, al modo leggero con cui si prendeva gioco di tutto e di tutti."
Giacomo riesce finalmente a vedere Giovanni, a riconoscerlo
e a sceglierlo, come gli aveva suggerito la madre prima della sua nascita:
Giacomo sceglie di amare suo fratello in quanto tale, non in quanto bambino
affetto da una sindrome. "Il punto è che Giovanni è Giovanni. Non la sua
sindrome. Lui è sé stesso. Ha un carattere, dei gusti, dei pregi e dei difetti.
Come tutti noi." Il libro è piacevole nella sua semplicità, divertente e
commovente, sapientemente scritto da un diciannovenne esordiente. Una storia di
formazione vivida e magnificamente vera che offre diversi spunti di riflessione
riguardo l'approccio alla disabilità, fisica o mentale che sia. Un approccio
che sappia essere ironicamente rispettoso, elastico e paritario, che permetta
di affiancare persone come Giovanni ponendosi da osservatori attivi del loro
mondo, farlo proprio e lasciarsi trascinare dalla loro energia. Come Giacomo,
talvolta è necessario imparare a rincorrere i dinosauri.
Scritto da Paolo Garzoli; Illustrazione di Marco Cazzato